Testi Critici
Metallocromie di Arturo Orlandi
Sono figure metalliche, queste di Orlandi, diversissime da quella della Junk Sculpture, che utilizza ferragli di scarico, e da quelle di Burri, così come spiccano nei Ferri, in cui le lamiere nuove, appena uscite dal laminatoio, sono sottoposte al fuoco che “serve a saldare sciaveri contrastanti” e “avvampa Il metallo con l’alito arroventato, lo chiazza”.
Nulla di tutto questo nei bassorilievi di Orlandi, nei quali le figure, di immediata leggibilità. assumo l’evidenza plastica mentre si svolge il procedimento di fusione, che fluidifica la materia metallica fino a renderla duttile, molle quasi come il colore di cui si vale il pittore o come la plastilina o la cera sotto le dita sensibili dello scultore.
Nel caso di Orlandi l’intento dominante mira a plasma le figure in cui la mancata e disadorna consistenza tattile è resa con una metallocromia che mette la sordina allo speciale splendore di certe leghe di metallo nobile senza perdersi ricercate lucentezza esornative.
Ne risulta una tavolozza ristretta, da armonista che ricerca accordi variando la dosatura dei cinque ingredienti di base (acciaio inossidabile, rame, bronzo, ottone, argento) per dar vita a toni modulati entro una gamma che va dal rosso del rame al giallo dell’ottone. […]
Gian Luigi Verzellesi in “Introduzione: Metallocromie”
Orlandi l’artista con regolare brevetto
Vedere un artista all’opera, cioè un pittore uno scultore od un incisore mentre è intento al suo lavoro, è certamente uno “spettacolo” quanto mai affascinante e singolare.
Quando poi si tratta, come nel nostro caso, di un maestro che per definire le sue interpretazioni della realtà e le sue fantasie ricorre dall’acciaio ed a metalli diversi portandoli, mediante la fusione la saldatura, ad avere le stesse caratteristiche dei colori, ecco che il suo fare e la sua opera diventano d’eccezione. Anche perché egli ci porta, pur servendosi di una tecnica moderna quantomai perfezionata, ad un’atmosfera di Antica officina o Bottega, in cui anche i più grandi maestri erano innanzitutto degli espertissimi artigiani.
A tutto questo mi è venuto di pensare quando sono entrato nell’officina di Arturo Orlandi a Bologna. Di lui avevo già visto alcune opere presso il suo collezionista Nicola Amenduni a Vicenza e subito mi aveva incuriosito, anche se ero riuscito a capire soltanto in parte come era possibile arrivare a quei risultati dato anche il fatto che le indicazioni delle didascalie di un catalogo aumentavano anziché risolvere l’enigma. […]
Enzo Fabriani in “pianeta inossidabili”
Quello che gli dei non hanno ancora visto
L’impatto con le opere è emozionante, unico.
La ricerca immediata incalzante che la mente fa per trovare un paragone, una somiglianza, un qualcosa di già visto, conosciuto, cade nel vuoto.
Subentrano calma, estasi, meraviglia, ammirazione.
Qui le coordinate di riferimento tracciate dai canoni dell’arte dovranno essere ridisegnate, chissà dove, non prima di aver esplorato a fondo tutta la potenzialità artistica che si nasconde in questa Unicità.
È un mondo nuovo, tutto da scoprire e questi primi passi sono la proiezione di una realtà semplice, di verità chiare e significati profondi celati sotto apparenze semplici.
Plasmare con i metalli è l’ultima sfida della tecnologia alle leggi della natura e colloca l’uomo nell’ Olimpo degli Dei.
Anna Belledi in “Quello che gli dei non hanno ancora visto”
Analisi tecniche
La saldatura: operazione tecnologica a stabilire permanentemente pezzi metallici. Questa la definizione ed applicazione del procedimento adottato fino ad ora ed universalmente conosciuto.
Plasmare con i metalli
Per la prima volta al mondo assistiamo l’applicazione di questa tecnica nel campo dell’arte.
I riporti ed i depositi delle varie leghe e relative tonalità di colori che la natura dei metalli ci offre si effettuano attraverso sistemi e varie tecniche di pura saldatura, riscaldando e non localmente, fino ad ottenere il legamento molecolare fra il metallo base e quelli di aporto per raggiungere tonalità e spessori voluti
È evidente che i fattori di ordine operativo che determinano la scelta delle leghe metalliche e non d’apporto sono ispirati dalla creatività artistica e dalla conoscenza tecnologica ed applicativa della saldatura.
Nell’applicazione di queste pennellate di metallo fuso che spaziano sulla lastra di base si raggiungono temperature di oltre 7.000 gradi centigradi (plasma-jet 15.000 gradi C°) con la possibilità di creare opere di geometria complessa.
Anna Belledi in “Quello che gli dei non hanno ancora visto”
Metallocromia:
quello che gli dei non hanno ancora visto
Le caratteristiche dell’acciaio ed in particolare dell’acciaio inossidabile, sono ben note a tutti, al punto che anche nel linguaggio figurato rappresenta la robustezza, la forza, la solidità.
Ancora oggi, pur nel moltiplicarsi dei materiali alternativi, rimane un elemento importante se non insostituibile. Dai grandi manufatti visibili o nascosti, alle piccole cose di tutti i giorni, segna ed accompagna la vita dell’uomo, molto più di quanto si possa immaginare e la segna non solo per il suo essere indispensabile ,ma soprattutto per il suo essere al passo con i tempi e con le sue evoluzioni.
Il ruolo necessario e fortemente innovativo di questo metallo, all’apparenza freddo e convenzionale, lo rende un elemento con grandi e variegate possibilità di impiego.
L’acciaio inossidabile quindi consegnato anche al dominio dell’arte, che seduce e si lascia sedurre, dell’arte nel suo insieme, dalla scultura alla pittura e alle opere grafiche in genere. Nel lavoro del maestro Arturo Orlandi, espresso con abilità ed efficacia, c’è la testimonianza convincente di un materiale che non subisce alcuna restrizione e che nella molteplice varietà di applicazioni non svilisce la sua natura ma ne esalta la vitalità.
Grazie alla sapiente capacità dell’artista – metallurgista, dalla saldatura e dalla fusione dell’acciaio inossidabile con rame, ottone, bronzi vari ed argento, nascono figure di intensa plasticità con cromatismi luminosi che rendono uniche le sue opere.
Attilio Angelini – Amministratore Delegato Acciai Speciali Terni
Vedere un artista all’opera, cioè un pittore uno scultore od un incisore mentre è intento al suo lavoro, è certamente uno “spettacolo” quanto mai affascinante e singolare.
Quando poi si tratta, come nel nostro caso, di un maestro che per definire le sue interpretazioni della realtà e le sue fantasie ricorre dall’acciaio ed a metalli diversi portandoli, mediante la fusione la saldatura, ad avere le stesse caratteristiche dei colori, ecco che il suo fare e la sua opera diventano d’eccezione. Anche perché egli ci porta, pur servendosi di una tecnica moderna quantomai perfezionata, ad un’atmosfera Antica officina o Bottega, in cui anche i più grandi maestri erano Innanzitutto degli espertissimi Artigiani: basti ricordare Giotto, che inventa un sistema ( cioè il mescolare alla calce peli di coda di cavallo tagliati finissimi) per far respirare gli affreschi, oppure Brunelleschi che controlla uno per uno i mattoni per costruire la sua stupenda cupola di Firenze e così via.
A tutto questo mi è venuto di pensare quando sono entrato nell’officina di Arturo Orlandi a Bologna. Di lui avevo già visto alcune opere presso il suo collezionista Nicola Amenduni a Vicenza e subito mi aveva incuriosito, anche se ero riuscito a capire soltanto in parte come era possibile arrivare a quei risultati dato anche il fatto che le indicazioni delle didascalie di un catalogo aumentavano anziché risolvere l’enigma. […]
Enzo Fabriani in “pianeta inossidabli”